Una disfatta che segnerà un’intera generazione

Al netto dei disfattisti, contenti solo quando le cose vanno male, gli unici due italiani felici per la mancata qualificazione dell'Italia ai prossimi mondiali sono i fratelli D'Alì. Se prima il fantacalcio estivo poteva essere un'idea, oggi quell'idea fa proprio cagare. Ergo, estate tranquilla senza aste o budget per allestire le rose mondiali. Cerchiamo di scherzare, ma non si scherza coi sentimenti, spiegare a Marco che nei mesi di giugno e luglio bisognerà tifare Islanda -perché gli altri azzurri non ci saranno- è mestiere parecchio complicato. E l'estate, ammettiamolo, sarà ben più triste. Senza partite, maxi schermi, birre, tricolori. Come dice la battuta di un fortunato film di Checco Zalone: "Che estate dimmerda..." Siamo un popolo che dimentica alla svelta la storia, sociale, religiosa, economica. Ma quella sportiva, specialmente in materia di calcio, quella ce la ricordiamo tanto da imprimere sigilli diabolici sui rei confessi di amenità calcistiche. Per questo motivo, Ventura sarà ricordato secula seculorum come il mister che fallì la qualificazione al Mondiale 2018 in Russia. Uno sfigato, inetto vecchietto di 65 anni che non ci ha capito un tubo su quella panca prestigiosa. La prima che hanno assaporato le sue chiappe in trent'anni di carriera. Non lo ricorderemo per altri fatti sportivi, assolutamente. Pure i nipoti lo riconosceranno come il nonno ct disgraziato che non ci ha portato ai mondiali. Potrà pure partecipare a Masterchef o il Grande Fratello Vip, tra cinque o sei anni. Sarà sempre il ct che non è andato ai Mondiali. Triste, quasi deprimente il fatto che grandi calciatori della nazionale, campioni del mondo quali Buffon, Barzagli e De Rossi debbano salutare con una macchia che -per intenderci- non è in passato appartenuta neppure a Giancarlo Marocchi, Riccardo Ferri, Daniele Massaro e Alessio Tacchinardi. Bravi giocatori, di certo non fenomeni come non fenomeni sono gli elementi di questa nazionale. Si insiste adesso sul riformare tutto: campionati, assetti dirigenziali, settori giovanili. La verità è che manca un senso condiviso del lavoro, i progetti sono pochi e la cura dei talenti dimenticata chissà dove. Vai tu a spiegare al papà sugli spalti che a otto anni, se non sei alto 1,50 m, l'Atalanta non ti osserva nemmeno se hai la tecnica di Totti e Del Piero. Che a otto anni, forse, erano alti 1,30 m. Ventura sarà esonerato e non può essere altrimenti. Ma non perché funge da capro espiatorio. Perché non ha saputo costruire un'Italia vincente, o correggere un'Italia qualificante. E questo pezzo, aldilà dell'analisi sportiva da appassionato, vuole essere fonte di riflessione per il fantacalcio. Quanto peserà la mancata qualificazione sui nazionali di ritorno nei club di appartenenza? a) Lo zoccolo duro della Juventus, Buffon, Barzagli e Chiellini. La speranza è che siano incazzati, senza l'assillo della nazionale potranno concentrare le residue energie sulla stagione della Juventus. Si riprenderanno dallo choc, dopo due finali Champions perse, la tempra non può essere messa in discussione. Nel bene e nel male. I primi due sentiranno l'appagamento da pensione vicina? b) Belotti e Immobile. Inutile negarlo. Belotti ha patito mostruosamente il mancato passaggio al Milan di questa estate e -in qualche modo- si sente prigioniero di Cairo e del Torino. Quanto vale? 100 mln? Oggi meno della metà. Insicuro, sgraziato, sempre più gobbo. Lontano anni luce dai centravanti veri della storia italiana recente: Schillaci, Toni, persino Balotelli. Immobile è il classico esempio dell'eterno incompiuto: oggi noi lodiamo i 143 gol in campionato nelle prime dodici giornate. Ma ha fallito con la Juve, a Dortmund, col Siviglia e non ha mai inciso in Champions. Di testa sto ragazzo è alquanto carente. La Lazio di Lotito è la sua dimensione, ma a livello internazionale vale quanto il Berg della Svezia o il Seferovic della Svizzera. E ho detto tutto. c) Insigne e Jorginho. Se ci fossimo qualificati con la doppietta di Bernardeschi, non oso immaginare lo stato d'animo di Lorenzo Insigne. Che adesso può contare sull'arrivo di un nuovo mister, perché Ventura l'aveva definitivamente bocciato. Incomprensibile. Probabilmente il napoletano ha mandato apertamente a quel paese il mister davanti a tutti negli spogliatoi, tra venerdì ed oggi. Jorginho è la sconfitta più indigesta per il mister. Ostentata la sua convocazione nei due anni del tecnico, schierato titolare nella partita più importante dell'Italia venturiana. Siamo al paradosso tecnico più assoluto. Nel Napoli sono pietre miliari. Risentiranno poco dello choc eliminazione. d) Verratti. Togliamo le fette di salame dagli occhi. Persino Crotta può testimoniare il pensiero mopsiano. Sto ragazzo non è un fenomeno. Non cambia le squadre. Non ha carattere da leadership. E', insomma, sopravvalutato. Oggi non vale persino Jorginho, che si è fatto preferire nei due match con la Svezia. Da sempre non può giocare mediano davanti alla difesa uno che (qui davvero conta) è alto un metro e sessanta. O sei Pirlo, o hai Gattuso in parte. Verratti non risponde né alla prima, né alla seconda casistica. Se il prossimo anno torna in Italia, non svenatevi all'asta. Segna persino pochissimo. e) Darmian. E' il ruolo dove, a mio modo di vedere, manchiamo di più a livello tecnico. I terzini italiani sono una razza in via d'estinzione. Rendimento altalenante, poco propensi ad attaccare, timidi ed impacciati a livello difensivo: D'Ambrosio, Abate, De Sciglio, Maggio. Questi sono i principali interpreti nostrani nelle maggiori squadre. Niente a che vedere coi Grosso, Bergomi, Maldini, Zambrotta che hanno indossato la maglia azzurra nel passato più o meno recente. f) Parolo. L'emblema della "Lotitozzazione" della nazionale è Marco Parolo. Un onesto lavoratore che, in Italia, ha indossato due maglie: Parma e Lazio. Ha giocato tutti e 180 i minuti dello spareggio con la Svezia. Ditemi voi se non siamo di fronte ad un raccomandato con la "erre" maiuscola. Cosa doveva fare Marco Parolo di così imprescindibile con i nordici? Ma per piacere. Ridimensionato pure nella capitale. g) Candreva. Mi ricorda Juan Camilo Cuadrado. Corre. Corre. E qualche volta... corre. Per carità, nel calcio fisico di oggi un maratoneta è comodissimo. Pure Stefano Baldini troverebbe oggi posto nel Sassuolo. Ma sbaglia 4 volte su 5 i tempi di suggerimento per i compagni in area. Che devono avere un'estrema pazienza per capire se il bravo Antonio crosserà di prima, rientrerà, dribblerà, finterà una, oppure due, facciamo tre volte. Era una nazionale disegnata su di lui. Ha tradito le attese, la speranza è che Spalletti sappia rigenerarlo. h) El Shaarawy, Bernardeschi, Florenzi. Capitolo "vorrei ma non posso". I giallorossi sono sempre belli ma mai efficaci. Lo juventino farebbe meglio a correre di più a Vinovo perché la Gonzalite è dietro l'angolo. Solo che il Pipita di calcio e di aree avversarie ne capisce più di Immobile e Belotti messi assieme. Anche se pesa dieci chili in più.   Insomma. Ci ributtiamo sabato nel campionato. Convinti che il nostro orticello sia sempre più verde del vicino. Che, però, ha la valigia pronta in mano e ci manderà una simpatica cartolina dal Cremlino. Come disse il suocero di Zalone... che estate dimmerda...