COPPA ITALIA – Andata Semifinali

La lettura è sconsigliata a figli, nipoti, fidanzate, mogli, Andrea Pirlo e Aaron Ramsey. L’autore declina ogni responsabilità.

 

La tensione è alle stelle. Piovono parole grosse tra i quattro malavitosi che si giocano le semifinali di Coppa Italia. Perché la Coppa Italia logora, insulta, snerva, gasa. Non si arriva qui senza aver preso a cazzotti un chihuahua, senza essere raccomandato da un prozio, senza aver venduto la mamma per una marcatura in più di Nwankwo Simy. La Coppa Italia sta giungendo alla fine di uno straziante cammino. I protagonisti. Team Miechov: un polacco. Riccio folto e gamba tenera. Faceva la seconda punta. Poi è diventato trequartista. Poi centrocampista. Infine terzino. Adesso sta in panchina e fa l’allenatore. Buon cuore. Fc Mojito: l’anima nera della Lega. Lui non conosce latte, non conosce the, non conosce cappuccio. Solo Mojito. Da mattina a sera. La nonna lo ha soprannominato “Rum”. Un’amica dice che sia “Lime”. La compagnia lo chiama “Canna”. Un vicino interista “Lotito”. Che miscuglio indiavolato. Poi c’è Real Mopsi, che sta al computer tanto, troppo ultimamente. I neuroni lo hanno abbandonato. La Olmo si avvicina. La notte urla “Andrea, Andrea, Andrea… Andrea vai a farti fot….!” Che sia Pirlo?! Oppure Sbalù Team?! Tipo tosto, questo. Lui non s’abbassa. Lui è un vecchio irlandese di contrabbando. Tratta, smercia, cela. Nel cuore di Osio governa i suoi loschi affari, indisturbato, nel buio della notte.

Le semifinali sono un crogiolo di peperonata, gorgonzola, calce bianca ed acciaio fuso della Tenaris. Roba grossa. Per stomaci forti. Non sai cosa esce.

Team Miechov-Fc Mojito 2-1. Lembo, vecchio sporco cuore bianconero. McKennie e Morata. Quanto li hai pagati per tirarsi fuori dalle sabbie mobili della mediocrità? L’americano è il “Cracco” del Piemonte, ormai è più esperto a preparare le cene per gli amici che a giocare a pallone. Si trovava a pascolare nella trequarti del Genoa, in realtà cercava un po’ di insalata per la sera. Puf, gli piove un pallone, corricchia e calcia quasi cadendo in quel grosso rettangolo bianco davanti. Assurdo. E prima di lui Alvaro, uno che a 27 anni ha tre figli, due gemelli, un cane, un gatto, non manca più nessuno. Solo non si vede la Champions League. Lui è un passero d’area. Sparrow. Tira Chiesa, parato; ribatte Ronaldo, palo. Lui passa di lì e la tocca senza che lo pressi nei pressi neppure un piccione malato e sguercio. Insulso. E poi? Poi Kessie. Kessie?? Sì, Kessie. Trentaduesimo rigore per il Milan, allora. No, Franco Kessie. Scambio stretto con Theo Hernandez e rasoiata vincente. Mi prendi per il culo? No! Rasoiata dal dischetto? No, poco dentro l’area. Su assist di Theo? Sì. Smettila di dire cazzate! E’ tutto vero. E con chi giocavano? Monguzzi e Mossali? No, peggio. Bani e Osorio. Bani Matteo e Sartorio? No! Bani Mattia e Osorio, venezuelano. Ah… Mojito ingurgita un mojito. E poi un altro. E poi il terzo. E poi un altro. Al quinto mojito gli compare San Roberto. San Roberto Gagliolo. Gagliolo chi? Madonnina… Che sia benedetto. Perché Dzeko è a Medjugorje, Caicedo in un bar di Caracas con Osorio, Chiesa prega e Freuler è molto più forte di Marco Verratti (aarrgghh!), assoluto protagonista contro il Bayern Monaco. Candreva sta ancora fintando a Marassi: sono passati quattro giorni e quindici ore, lui continua ad andare, fintare, andare, ritornare, andare, controfintare. Il tutto nei consueti tre metri, che sono diventati un canale. Il canale di Suez. Vince Miechov 2-1. Ma Mojito esce dal pub sbronzo e minaccia di mettere Aaron Ramsey al ritorno. No. Aronne Ramsey no. Ti prego...

Real Mopsi-Sbalù Team 1-1. Sai, Sbalù, cosa mi avrebbero consigliato tuo padre e “Imbastit” in panchina, se avessi dovuto affrontare Duvan Zapata sul campo? Alla seconda fuga solitaria per via centrali del lungagnone colombiano, dalla panchina sarebbe arrivato un gesto eloquente. Il pollice verso. Ed io, alla prima occasione, sarei entrato coi sei tacchetti di ferro presi alla ferramenta Porreca all’altezza del crociato esterno avversario. Sai, Sbalù, quando il collaterale si rompe, si sente uno strano “crocc”. E quattro lingue rosse equidistanti restano tatuate sull’articolazione. Col cavolo che mi avrebbe fatto anche il secondo gol. Ne hai fatto uno. Puoi andare a casa contento. Sei ancora in piedi, fallo sulle tue gambe. Pezzella frittella, Martinez Quinta, Milenkovic Savic… dilettanti allo sbaraglio. E dire che Iachini era una belva in campo, adesso pare il chihuahua di prima preso a cazzotti. Gollini, Djimsiti, Toloi, Maehle, Freuler, Miranchuk, Zapata, Stromberg e Cantarutti. Non ti sopporto, Sbalù. Ma c’è sempre un ritorno. E occhio a Paulino domenica. Oppure Luisello. Luisello piace, è bravo. Ma tanto non c’è il ritorno di coppa, domenica. Fai quel cazzo che ti pare. Poi ci vediamo comunque a maggio. Ma quella è un’altra storia.

Ritorno: il 24 aprile. Il 25 è domenica. Proprio un periodo di merda.